Treno storico e “museo”: il confronto tra ATBA e Movimento Rete accende il dibattito sull’investimento pubblico

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La valorizzazione della memoria ferroviaria sammarinese è tornata al centro del dibattito politico e pubblico dopo l’interrogazione presentata dal Movimento Rete al Governo in merito a un investimento di circa 500 mila euro destinato all’allungamento del cosiddetto “binario morto” nell’area della Stazione. Un intervento che, secondo quanto dichiarato dal Segretario di Stato per il Turismo Federico Pedini Amati, sarebbe funzionale allo sviluppo e alla valorizzazione del “Museo del Trenino Storico”.

Proprio questa definizione ha generato una presa di posizione articolata da parte dell’Associazione Treno Bianco Azzurro (ATBA), realtà che da oltre un decennio opera sul territorio per il recupero e la conservazione del patrimonio ferroviario della Repubblica. Ne è nato un confronto pubblico che, pur restando nei toni civili, mette in evidenza una questione più ampia: il rapporto tra iniziativa volontaria, narrazione istituzionale e impiego delle risorse pubbliche.

ATBA: un’associazione culturale, non un museo istituzionale

Nel comunicato diffuso dal proprio Consiglio Direttivo, ATBA ha ritenuto opportuno chiarire la propria posizione, ribadendo innanzitutto la natura apolitica e apartitica dell’associazione, iscritta regolarmente dal giugno 2011. L’intervento nasce, spiegano i rappresentanti dell’associazione, dal fatto di essersi sentiti indirettamente chiamati in causa all’interno del dibattito politico, pur non essendo mai stati citati esplicitamente.

ATBA sottolinea di non voler entrare nel merito dell’interpellanza presentata da Rete né delle valutazioni politiche ad essa collegate, ma di voler fare chiarezza sul cosiddetto “punto museale”. Gli spazi attualmente utilizzati presso la palazzina denominata “bagni”, nel Piazzale Stazione, non sono un museo in senso formale, né lo sono mai stati presentati come tali. Si tratta di una piccola esposizione, definita “mostrina ATBA”, visitabile esclusivamente su appuntamento e gestita interamente da volontari.

L’associazione ricostruisce il lavoro svolto nel corso degli anni: dal recupero di oggetti ferroviari sottratti o dispersi nel tempo, al loro utilizzo per il restauro della motrice AB 03, fino all’allestimento di mostre temporanee ospitate in passato in via del Voltone, a Palazzo Graziani e a Palazzo Mercuri. Tutte iniziative, viene sottolineato, realizzate senza bigliettazione, con aperture su richiesta e senza personale fisso, per evidenti limiti organizzativi ed economici.

ATBA ricorda inoltre di aver sostenuto direttamente spese che, in altri contesti, sarebbero state a carico dello Stato, come interventi di restauro, protezione degli arredi storici, pubblicazioni divulgative e recupero di materiali destinati allo smaltimento.

La valorizzazione “all’aperto” e il lavoro volontario

Nel comunicato viene anche evidenziato come alcuni interventi realizzati dall’associazione siano visibili all’esterno e costituiscano, di fatto, una forma di valorizzazione museale all’aperto: dai cippi di confine ferroviari recuperati lungo il tracciato, al carrello porta-motori restaurato e collocato sotto l’unico palo ferroviario superstite, corredato da un totem informativo.

ATBA rivendica un ruolo centrale nella conservazione della memoria ferroviaria sammarinese, sottolineando come, negli ultimi decenni, nessun governo abbia avviato un progetto strutturato su questo fronte senza il coinvolgimento diretto dell’associazione. Viene anche ricordato il rapporto di collaborazione e stima con la Fondazione FS Italiane, che avrebbe approfondito la conoscenza della “San Marino ferroviaria” proprio grazie al lavoro svolto dai volontari.

Non manca una nota di amarezza: l’associazione denuncia il rischio di essere trascinata ciclicamente in scontri politici che finiscono per colpire persone che operano esclusivamente per passione culturale. Una situazione che, viene ammesso, ha più volte portato ATBA a interrogarsi sulla possibilità di interrompere le proprie attività, nonostante i segnali di apprezzamento che continuano ad arrivare da scuole, studiosi, turisti e appassionati.

La replica di Rete: “L’interrogazione è al Governo, non all’associazione”

Alla posizione di ATBA ha fatto seguito una precisazione del Movimento Rete, che ha chiarito la natura e le finalità dell’interrogazione presentata. Rete sottolinea che l’atto consiliare è rivolto esclusivamente al Governo e non all’Associazione Treno Bianco Azzurro, la cui attività culturale viene esplicitamente riconosciuta e apprezzata.

Il nodo centrale, per Rete, non è il lavoro svolto dai volontari, bensì l’uso delle risorse pubbliche e la coerenza delle dichiarazioni istituzionali. L’interrogazione nasce infatti da un’affermazione del Segretario di Stato Pedini Amati, che ha collegato l’investimento da 500 mila euro all’esistenza e alla valorizzazione di un “Museo del Trenino Storico”.

Come emerge anche dal comunicato di ATBA, osserva Rete, tale museo non esiste in senso formale: non è segnalato, non ha orari di apertura regolari, non è pubblicizzato come museo e non è strutturato per una fruizione continuativa. Un dato che, secondo il Movimento, deve essere chiarito proprio per evitare che una narrazione imprecisa giustifichi un intervento economicamente rilevante.

Risorse pubbliche e priorità politiche

Rete ribadisce che il controllo sull’operato del Governo è un dovere costituzionale dell’opposizione e che porre domande sull’impiego di mezzo milione di euro non può essere liquidato come “gioco politico”. In un contesto in cui lo stesso esecutivo chiede sacrifici ai cittadini, destinare una cifra così elevata all’allungamento di un binario morto viene definito una scelta quantomeno discutibile.

Secondo Rete, quelle risorse avrebbero potuto essere destinate a finalità di maggiore utilità sociale, come la ristrutturazione di alloggi per famiglie in difficoltà, oppure non spese affatto. Il tema, quindi, non è la legittimità dell’azione culturale di ATBA, ma la responsabilità politica nella definizione delle priorità di spesa.

Un confronto che interroga il modello di sviluppo culturale

Il confronto tra ATBA e Movimento Rete mette in evidenza una frattura che va oltre il singolo intervento infrastrutturale. Da un lato c’è un’associazione che, con risorse limitate e lavoro volontario, ha salvaguardato un patrimonio storico altrimenti destinato alla dispersione. Dall’altro, una critica politica che chiede coerenza, trasparenza e chiarezza nell’uso dei fondi pubblici e nella comunicazione istituzionale.

La questione di fondo resta aperta: quale modello di valorizzazione della memoria ferroviaria intende adottare San Marino? Un museo vero e proprio, con spazi, personale e progetto scientifico? Una valorizzazione diffusa e volontaria? Oppure interventi puntuali legati a iniziative turistiche?

Domande che chiamano in causa una visione complessiva sul rapporto tra cultura, turismo, identità storica e responsabilità nella gestione delle risorse pubbliche. Al di là delle polemiche contingenti, il dibattito sollecita una riflessione più ampia su come raccontare il passato senza trasformarlo in uno strumento di legittimazione politica e su come sostenere, in modo strutturato, chi da anni ne custodisce la memoria.

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