Legge sui titoli di debito pubblico, Repubblica Futura attacca: “Troppi poteri concentrati nel Congresso di Stato”

Repubblica Futura contesta il provvedimento: “Scompare il controllo del Consiglio, rischio di scelte senza garanzie democratiche”

Repubblica Futura, giustizia: "Risposta sottotono da parte della maggioranza"

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È scontro politico sulla legge relativa all’emissione dei titoli di debito pubblico, approvata in prima lettura dal Consiglio Grande e Generale.
Secondo Repubblica Futura, la norma, presentata come un intervento tecnico volto a regolamentare l’accesso ai mercati finanziari, nasconderebbe in realtà un rilevante accentramento di poteri nelle mani del Congresso di Stato, riducendo il ruolo di controllo dell’Aula e dei suoi organi.

“Un provvedimento tutt’altro che tecnico”

Il movimento sostiene che la legge, pur presentata come una misura di carattere amministrativo, “trasferisce al Congresso di Stato la piena discrezionalità su tempi, modalità e strumenti di emissione del debito pubblico”.
In particolare, viene criticato l’articolo 4, che attribuisce all’esecutivo la facoltà di stabilire, tramite Regolamento, la durata dei titoli, il tasso di interesse, il prezzo di collocamento e le condizioni generali di emissione.
Non si tratta di un dettaglio tecnico, ma di una questione di equilibrio istituzionale – osserva Repubblica Futura –. In un microstato come San Marino, lasciare al solo Governo la gestione di un tema così delicato, senza adeguati contrappesi, significa indebolire il principio di controllo democratico che deve garantire la separazione tra potere esecutivo e legislativo”.

Il confronto con la riforma IGR

Il movimento collega la questione alla recente riforma dell’Imposta Generale sui Redditi, evidenziando come, anche in quel caso, “il Governo abbia tentato di imporre decisioni economiche di grande impatto senza un reale confronto”.
Quello che Gatti non è riuscito a fare con l’IGR, lo sta ottenendo con questa legge sul debito pubblico”, si legge nella nota, in riferimento al Segretario di Stato per le Finanze, Marco Gatti, accusato di voler “centralizzare nelle mani dell’esecutivo le leve economiche più sensibili del Paese”.

“Controllo politico assente e spesa fuori controllo”

Repubblica Futura denuncia inoltre una contraddizione interna alla maggioranza, che in Aula avrebbe più volte ribadito la necessità di monitorare la spesa pubblica e il debito, salvo poi – sostiene il movimento – “approvare una legge che priva il Consiglio di ogni potere di verifica preventiva”.
Nel comunicato si sottolinea come “le delibere di spesa del Governo continuino a crescere”, anche per trasferte e consulenze, in un contesto in cui ai cittadini “vengono chiesti sacrifici fiscali”.
Le stesse forze politiche che hanno sostenuto una riforma IGR contestata da migliaia di persone in piazza, oggi votano un testo che consegna al Governo la gestione del debito che i cittadini dovranno ripagare per decenni”, scrive RF.

“Un debito che peserà sulle future generazioni”

Il movimento conclude avvertendo che la legge sull’emissione dei titoli di debito pubblico “non garantisce trasparenza né controllo parlamentare” e che le decisioni prese oggi “avranno conseguenze dirette sulle finanze del Paese e sulle prossime generazioni”.
Il debito pubblico non può essere materia esclusiva del Governo – afferma RF –. Deve restare un tema di responsabilità condivisa, perché riguarda tutti i cittadini, oggi e domani”.

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