All’apertura del comma comunicazioni della seduta consiliare, un consigliere di destra ha proposto di osservare un minuto di silenzio per ricordare Charles Kirk, influencer statunitense molto vicino all’estrema destra, ucciso nei giorni scorsi. L’Aula ha accolto la richiesta, ma non tutti hanno partecipato al momento di raccoglimento.
Il gruppo consiliare di sinistra ha scelto di rimanere seduto, motivando la decisione non come gesto di distanza dalla figura di Kirk – sulla quale pure rivendicano un abisso di differenze – bensì come atto politico e culturale.
«Siamo sammarinesi ed europei»
In una nota diffusa a margine della seduta, i consiglieri hanno spiegato la loro posizione: «Non ci siamo alzati per ribadire l’indipendenza e l’autonomia culturale della Repubblica di San Marino. Le vicende di politica interna degli Stati Uniti non devono diventare terreno di scontro nel nostro Parlamento».
Ma c’è un secondo motivo, più politico: «Non intendiamo alimentare il circo propagandistico che la destra internazionale sta costruendo attorno al cadavere di Kirk. Non gioiamo per la sua morte, e anzi condanniamo fermamente l’omicidio come strumento di lotta politica, ma rifiutiamo di contribuire a una narrazione strumentale».
Il contesto della violenza politica
I consiglieri hanno ricordato come l’omicidio di Kirk si inserisca in un quadro già drammatico: nei soli primi sei mesi dell’anno negli Stati Uniti sono stati registrati oltre 180 episodi di violenza politica.
E non è un caso isolato: appena due mesi fa, la speaker democratica Melissa Hortman e il marito sono stati uccisi da un fanatico di destra, ma in quel caso non vi fu alcun clamore mediatico internazionale, né in Aula a San Marino si è osservato un minuto di raccoglimento.
La critica alla “propaganda a intermittenza”
La posizione dei consiglieri è netta: «Perché non si chiede un minuto di silenzio per ogni rappresentante sindacale assassinato in Sud America? Perché non ci si è fermati per ricordare la Hortman e il marito? La risposta è semplice: perché non conviene alla propaganda reazionaria, che oggi utilizza la morte di Kirk per rafforzare il vittimismo e giustificare possibili derive repressive contro lavoratori e partiti di sinistra».
«Non ci prestiamo a questo gioco»
La conclusione è un atto politico chiaro: «Non ci prestiamo a questa dinamica. Non riteniamo che il nostro Consiglio debba diventare megafono delle campagne di propaganda della destra internazionale. Il nostro impegno resta quello di difendere la libertà e la democrazia, senza cedere a manipolazioni strumentali».